La Valtellina misura 3.211 Km2 con 183.000 abitanti (censimento 2011) con una densità di 57 abitanti per km2.

E’ una delle poche valli alpine con orientamento Est-Ovest, attraversata interamente dal fiume Adda dalla nascita (Val Alpisella nel parco nazionale dello Stelvio) fino all’immissione nel lago di Como.

Il fondo valle pianeggiante, di origine glaciale, è molto ristretto (al massimo in alcune zone di un paio di Km) poi iniziano subito i ripidi pendii: più in piedi quelli dalla parte retica coltivati a Vigneto, più agevoli quelli dalla parte Orobica  coltivati a Castagneti sino ad un’altezza di 700/800 metri, poi bosco e maggenghi.

Data la ripidità di tali pendii fu necessario creare i terrazzamenti per rendere produttivi gli stessi declivi.

Ad oggi sono ancora 2.500 i Km di muretti (a volte alti anche 5/6 metri) che corrono lungo i fianchi della montagna.

Un tempo dovevano essere molto di più (qualcuno parla del doppio) se si considerano anche i terrazzamenti alti, oltre agli ottocento metri, dove ai tempi si coltivava il grano saraceno per la polenta, sciatt, chiscioi e pizzoccheri e la segale per il pane (tipiche brasciadeli-ciambelle).

Già ai tempi dei Romani si parla di vino Retico. Sembra però che furono i Tirreni, popolo Etrusco, a portare la vite in Valtellina.

Il grande impulso si ebbe nel primo medioevo, dopo la caduta dell’Impero Romano e l’arrivo dal nord dei Longobardi prima, dei Carolingi dopo e per ultimo dei Franchi che permisero e favorirono il ruolo attivo degli Ordini Religiosi, delle comunità Monastiche dei Benedettini, dei Domenicani e altri ordini nella costruzione di Monasteri e Xenodochi. Famosi e tuttora esistenti, seppur ruderi disabitati, i due Xenodochi di Santa Perpetua e San Romedio, nel Tiranese: il primo appena  sopra l’abitato di Madonna di Tirano, il secondo in Territorio Elvetico ma di proprietà del Comune di Tirano. Questi Xenodochi sorti sulla Via Valeriana (costruita dai Romani) servivano di rifugio ai viandanti che dal Nord  (Germania) scendevano al sud (Roma) per far visita al Papa.

A fare i terrazzamenti non fu certo il Clero ma furono loro a introdurre una forma contrattuale (Accola) che consisteva nel dare in affidamento ai contadini degli appezzamenti di terreno incolti, dietro pagamento in natura o denaro di un piccolo compenso che rimaneva inalterato nel tempo, aveva cioè una durata indeterminata,  ed i suoi benefici erano completamente a vantaggio del contadino. Le Accole erano inoltre trasmissibili e vendibili.

Era chiaro che con delle condizioni così favorevoli, il contadino era spronato a riconvertire tutto quello che era possibile per aumentare la redditività del fondo perché era tutto a suo beneficio garantendo una qualità di vita decente a lui e alla sua famiglia.

Se però il ruolo dei monasteri fu determinante sino agli inizi del 1300, poi, col passare degli anni (a causa delle varie vicissitudini politiche: dominio dei Francesi, poi degli Spagnoli, poi ancora del Ducato di Milano e per ultimo nel 1517 delle tre Leghe  Svizzere) cominciò a diminuire e alle grandi proprietà dei monasteri si sostituirono i privati.

Il massimo dell’espansione dei vigneti si ha nel XIX secolo con oltre 6.000 ettari coltivati di cui 1.800 terrazzati e 4.200 sui conoidi di deiezione o sul fondo valle.

Già allora circa 2.000 ettari erano coltivati a Chiavennasca (sicuramente tutti i terrazzamenti) mentre nel fondo valle si piantavano vitigni più produttivi e facili da coltivare .

A partire dagli anni 50 del XX secolo gran parte dei vigneti dei conoidi di deiezione e del fondo valle vengono riconvertiti alla coltivazione delle mele (attualmente circa 1.400 ettari x 200 q.li/ettaro circa 280.000 qli di mele) e assorbiti dall’urbanizzazione di dette aree.

Siamo arrivati pertanto ai nostri giorni con 800 ettari vitati nella zona DOP (ex Doc e Docg) che parte da Ardenno per arrivare a Tirano (46 Km)  ad un’altitudine che varia dai 250 m agli 800 metri tutti in sponda destra dell’Adda fatta eccezione per i due conoidi di Stazzona (nel Comune di Villa di Tirano) e di Albosaggia di fronte a Sondrio.

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